Sindrome da alimentazione incontrollata: cos’è e come guarire

Sono sempre più le persone che non riescono a gestire la “fame nervosa” che porta loro a mangiare inevitabilmente tanto. Ma per quanto questa condizione sia molto diffusa la buona notizia è che si può guarire da tutto ciò tramite un buon percorso psiconutrizionale.

Cos’è e come capire se si ha un disturbo da alimentazione incontrollata?

Molti non si rendono neanche conto di andare incontro ad una reale difficoltà nel gestire i propri segnali di fame e sazietà che spesso partono da una condizione mentale.

Chi soffre di Binge eating disorder (sindrome d’alimentazione incontrollata), presenta un’ossessione a mangiare compulsivamente quantità di cibo indiscriminate. In sintesi ha una particolare tendenza a riempirsi di cibo in maniera ciclica ed è proprio la ciclicità e la ricorrenza di questo tipo di comportamenti uno dei primi segnali da tenere in considerazione.

La mancanza di controllo è il fattore scatenante. Subentrano elementi come la velocità, la quantità ingerita ma è la frequenza degli episodi che va tenuta a bada. Se capita 1 o più volte a settimana allora lì è il caso di meglio rivolgersi ad uno specialista.

Certi attacchi di fame compulsiva, stando alle statistiche, avvengono soprattutto in età adolescenziale o possono essere causa di un’obesità infantile da arginare quanto prima. Questo perché il giudizio degli altri e la centralità dell’apparenza condizionano non poco sotto questo profilo.

Cosa provoca il binge-eating?

Le conseguenze del binge eating possono essere dannose, oltre a livello fisico, anche emotivo. Ogni singola gravità delle varie ricadute, da questo punto di vista, non è affatto da sottovalutare poiché innesca sensi di colpa e disistima in chi ne è affetto.

Le ripercussioni a livello psicologico sono abbastanza forti. Non si riesce più ad avere il controllo sul proprio corpo, provocando notevoli conseguenze in particolare se si sta seguendo una dieta per dimagrire o un particolare percorso nutrizionale .

Anche laddove si smettesse da un giorno all’altro di mangiare ininterrottamente si ripiomberebbe nuovamente nel baratro per il motivo suddetto.

Si assiste ad un cambiamento interiore che rende la persona sofferente e aggressiva verso se stessa. In molti casi una stanchezza perenne che accompagna le proprie attività quotidiane induce a ricercare un “conforto” nel cibo, soprattutto cibi dolci, che inducono nel tempo un’alterazione della flora batterica intestinale, con conseguente gonfiore addominale e a livello centrale alterazione dei meccanismi di fame e sazietà e dell’umore. Nel tempo assistiamo anche ad un aumento del peso e tutto ciò induce a sviluppare una sensazione di inadeguatezza rispetto al proprio corpo che colpisce soprattutto le donne e scatena un senso di disgusto verso lo stato fisico del momento.

Di frequente si può andare incontro a disturbi gastrointestinali che producono, poi, nausea e gonfiori vari. La dilatazione gastrica è un altro conseguenza da considerare a medio/lungo termine.

Un’alimentazione incontrollata induce problemi ai denti che possono rovinarsi e riportare infezioni, scolorimenti e, nei casi più gravi, cedimenti strutturali. Oltre a problemi odontoiatrici, anche sul piano dermatologico assistiamo a secchezza della pelle e caduta graduale e cospicua dei capelli. Questo fa riferimento soprattutto all’assunzione indiscriminata di dolci e latticini che predispone anche al diabete.

Ancora il sovrappeso associato al consumo eccessivo di cibo predispone a malattie cardiovascolari, ipertensione, gotta e aumento dei valori del colesterolo.

Come guarire dal disturbo da alimentazione incontrollata?

Chi soffre di questo disturbo si trova piombato in un buco nero da cui non riesce ad uscire. Per la guarigione è fondamentale nel tempo ridurre l’ eccesso di calorie assunte in via automatica e ripetuta.

Il primo scopo è ridurre la frequenza delle abbuffate e bisogna considerare che non necessariamente perdere peso comporta uno stop definitivo a questo disturbo. Dopo un’iniziale fase di ripresa si può ricadere nelle abbuffate, soprattutto se è presente uno stato di obesità che comporta un maggior squilibrio nei meccanismi di fame e sazietà.

È fondamentale ricorrere volontariamente ad un trattamento psicoterapeutico. Ancora meglio se fatto in gruppo, in maniera tale da condividere le proprie esperienze con quelle degli altri. Confrontarsi, da questo punto di vista, può essere un toccasana inatteso.

L’obiettivo deve essere abbassare i fattori di stress emotivo e riprendere il controllo sul corpo per cominciare a diminuire gradualmente i momenti di binge eating grazie ad un percorso nutrizionale mirato e personalizzato.

Rientrare nel tempo in abitudini alimentari quotidiane sane e allontanare anche il solo pensiero di voler mangiare in momenti meno opportuni. Il punto più alto di arrivo per chi ambisce ad una sorta di rieducazione nutrizionale, quanto mai necessaria in questi casi. Naturalmente il consiglio è sempre lo stesso: rivolgersi ad un esperto in grado di riportare il paziente sulla via del controllo alimentare.